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Qualche maligno ora dirà che aveva smesso di giocare tempo fa. Ma fa sempre notizia – e forse neanche tanto quanto avrebbe ‘meritato’ – un calciatore del suo calibro quando dice “basta”: Christian Vieri ha annunciato qualche giorno fa di aver deciso di smetterla col calcio giocato. Conoscendolo, (dopo averci flirtato per un’intera carriera, violentandole di reti) le porte le ha probabilmente chiuse al pallone tout court

Centravanti d’antan. Zingaro. Campione (Apatico). Buffone. Devastante. Mercenario. Incompiuto. Dei tanti appellativi affibiatigli dalla stampa nel corso degli anni lui certamente preferirà quello auto-attribuitosi nel corso di una memorabile e burrascosa conferenza-stampa ad Euro 2004, quando si cominciavano ad intravedere i prodromi del Vieiri billionario, la chioma che si allungava e la carriera, viceversa, ad accorciarsi. In direzione ostinata e contratto (non ha mai dato importanza ai soldi: è stato lo stipendio a renderlo importante, “Mr. 90 miliardi” – con la collaborazione del Massimo Presidente) sin da ragazzo, col tempo ha finito per dare ai detrattori un motivo per punzecchiarlo e darsi di gomito: dal Vieri sciupa-femmine ed appendi-slip a Madrid (sbolognato dalla Juve, diventava ‘pichichi’ con l’Atlético) a quello modaiolo e sciupa-reti del periodo milanista e doriano, quando le frequentazioni vip hanno cominciato a fare più notizia. E la stampa giù a castigare ridendo Mora (Lele). Lui se n’è comunque sempre sbattuto, un boooh a titillare la fantasia degli imitatori e ad ammosciare i microfoni dei reporter.

Il centravanti toscano tra qualche anno lo ricorderemo con la maglia dell’Inter, le scollature della Canalis (la ragazza della porta accanto che nonno Enzo vedeva bene per quel ‘bischero’ di suo nipote), il muso lungo e la nomea di burlone lasciata in ogni spogliatoio frequentato. Suoi compagni di merende Pippo Inzaghi, un altro che l’ha sempre ‘messa dentro’ in entrambi i campi e, negli ultimi tempi, Antonio Cassano: chissà se avessero giocato insieme… Due tipi a sé stanti che forse sono più soli di quanto si pensa: forse anche perché capaci entrambi, sul rettangolo verde, di vincere da soli. Fabio Caressa di lui ha detto che “semplicemente per anni è stato il più forte di tutti. Talmente forte da illudere che lui fosse sufficiente. Ha finito per vincere meno di quello che avrebbe dovuto, ma tra quelli che hanno provato a vincere da soli, Christian Vieri è quello che ci è andato più vicino”.

Vagabondo per scelta, solo a Milano ha trovato una sua stabilità, non una sua dimensione: ha rotto il muro dei 100 gol e poi i ‘cosiddetti’ a Roberto Mancini, suo iniziale estimatore che via via gli ha preferito Adriano. Non ha avuto il tempo di incrociare Mourinho e magari di litigarci, ma al portoghese avrebbe fatto piacere avere là davanti un bomber che non gliele avrebbe mandate a dire e che (sogno recondito di molti) ha letteralmente appeso Lippi agli armadietti dello spogliatoio. Ha fatto faville con Robibaggio sia in nerazzurro che in Nazionale, dove dai Mondiali del ’98 a quelli del 2002 (sfortunate le sue parentesi ‘Europee’) è stato il totem cui affidare, ricambiati, le nostre aspirazioni iridate. Destino ingrato, tuttavia: come per Maldini, andato via lui, l’Azzurra ha vinto e l’Inter s’è scetata dal suo torpore. Sapete perché mi piace? Perché non sembra mai averne realmente sofferto: non lo avrei mai immaginato in altre vesti che quelle bullonate, ma allo stesso tempo ha lasciato il calcio come un qualsiasi altro mestiere, senza nostalgia. È nella solitudine del numero primo che ricorda Gigirriva, nei silenzi e il carattere schivo, nell’essere diventato personaggio suo malgrado. Uno ‘Rombo di Tuono’, l’altro Rombo di Bobo. Un ragazzone. Per Severgnini, la versione calcistica di “Uccelli di rovo”: il curato grande, grosso e bonario che prende la parrocchia e la porta di peso sulle spalle. (Tutto da solo, ça va sans dire).

Boooh. Ma sai che, alla fin fine, hanno ragione?! La notizia del ritiro di Bobo-gol è una non-notizia: Vieri ha smesso di giocare dopo essere andato via dall’Inter. Dopo, forse senza più stimoli, ha messo le pantofole: capita, anche agli zingari del gol più incalliti. Ma, quando ha voluto, come lui nessuno mai. Tritolone Vieri: nonostante le lusinghe televisive, più reale dei reality. Grazie comunque. (Un tuo ammiratore).

erreggiflore

Uno degli 'amori' di Bobo