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(Piccola premessa): il 28 settembre 1864 si svolse a Londra la prima grande riunione del congresso costitutivo della nascente Associazione Internazionale dei Lavoratori: vi parteciparono rappresentanti di diversa estrazione geografica (Italia, Germania, Francia, Polonia, Irlanda, Inghilterra, Svizzera) oltre che ideologica (comunisti, socialisti, utopisti, anarchici, repubblicani, ecc.) ma grazie al lavoro di Karl Marx che riuscì a sintetizzare le varie correnti ed esperienze si giunse alle prime importanti conquiste: la nascita di un vero e proprio movimento operaio, le prime conquiste di categoria – la giornata lavorativa a 10 ore – e la presa di coscienza delle necessità di conquistare una fetta del potere politico. L’esperienza del ’64 passò alla Storia come la “Prima Internazionale Comunista” e l’avvento del movimento operaio in quanto unità coesa su una scena politica europea in subbuglio.

A distanza di 146 anni è forse un po’ accademico ma certo illuminante ripensare a quella esperienza, soprattutto quando, anno Domini 2010, l’Internazionale FC è rimasta (ancora per quanto non è dato sapere, NdR) l’unica rappresentante del football italico in Europa e intanto si ripresentano ciclicamente – ma qui, dopo Marx, dovremmo scomodare pure Giambattista Vico e non è davvero il caso – le polemiche sul numero ‘giusto’ di stranieri che una squadra dovrebbe avere, le dispute di concetto su cosa significhi essere espressione di una ‘scuola nazionale’ a livello di calcio e/o tradizione proposta e se, quando si parla di integrazione, il mondo del pallone debba continuare ad essere a compartimenti stagni o cominciare a riflettere tendenze e novità che il resto della vita sociale (il mondo là fuori, per intenderci: rivolto a quelli che erano ancora sintonizzati sul dolce mantra 24h/24h di SkySport24 sprofondati in divani fondi come tombe) propone. Andiamo con ordine.

Macello Lippi. E non ce ne voglia il toscanaccio, checchè se ne dica Campione del Mondo in carica oltre che tipo coerente con le idee che espone, per il ‘nickname’ affibiatogli.  Come era prevedibile, la sua risposta alla domanda se la vittoria dell’Inter in Coppa potesse essere letta come una sorta di ‘revanche’ del nostro calcio su quello albionico – e, più in generale, come un colpo di coda rispetto alle magre figure rimediate dai nostri team fuori dai confini patri –  ha riacceso le polemiche.

(Continua…)

L’articolo completo è consultabile qui: http://www.sportmain.it/?p=34734

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